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Le sfide per continuare a produrre un olio di qualità

Fronteggiare le sfide dei cambiamenti climatici per continuare a produrre olio d’oliva di alta qualità, mettere in atto strategie imprenditoriali tecnicamente valide per programmare in tempi adeguati la coltivazione e per limitare l’impatto negativo sulla produzione e la sicurezza alimentare.

Questi i tempi affrontanti durante l’incontro organizzato dalla Copagri Lazio, nella splendida cornice dell’agriturismo azienda agricola Capo Farfa di Poggio San Lorenzo, in provincia di Rieti, a cui hanno preso parte esperti tecnici ed economici.

“La qualità dell’olio d’oliva – ha spiegato il Presidente Copagri Lazio Guido Colasanti – è influenzata essenzialmente dall’ambiente di coltivazione, dalla scelta della varietà, dalle tecniche di gestione dell’oliveto (irrigazione, difesa fitosanitaria, raccolta e stoccaggio delle olive) tra storia paesaggio e di presidio del territorio”.

Un olio semplicemente buono, frutto di alta professionalità e al giusto prezzo: “Il settore è alle prese con problemi legati ad alcuni patogeni dell’olivo, come ad esempio, l’occhio di pavone, i marciumi, la rogna che hanno mostrato maggiore diffusione e gravità sulle piante colpite. C’è poi la comparsa di nuove malattie o l’esplosione di epidemie che normalmente sono sporadiche o endemiche nelle aree di coltivazione”.

Tutto questo, assieme ai cambiamenti climatici, sta creando incertezza nel settore economico legato alle colture agricole: “Se vogliamo che gli uliveti rappresentano una risorsa importante anche dal punto di vista culturale,  in quanto caratterizzano il paesaggio mediterraneo, occorre lo studio di nuove tecniche di intervento con prodotti naturale efficaci innovativi”.

Fondamentale poi il passaggio sul prezzo del prodotto: “Se un agricoltore non può determinare il prezzo del prodotto e il suo vero valore, ma solo subirlo, con le tasse che stritolano il sistema, rischia di non poter assumere e pagare operai e proseguire la propria attività. Tutto questo crea incertezza”.

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